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Riflessioni di un costruttore di Dobson:
Mauro Pozzato
Socio del Circolo Astrofili Veronesi da oltre 20 anni, si dedica all’attività divulgativa nell’ambito osservativo oltre a curare il settore dell’autocostruzione all’interno del Circolo Astrofili Veronesi.
Nel 2002, complice l’occasione di uno specchio per Dobson da 300 mm., iniziò la sua avventura con la costruzione di un telescopio.
L'avventurà continua...
Per ulteriori approfondimenti visitate i siti dell'autore:
http://www.telescopidobson.it
Perchè un Dobson?
Perché il mio primo telescopio è stato uno dei primi esemplari di ETX 125 con Autostar (era fine 1999), ottimo telescopio che posseggo tuttora, mi ha dato grandi soddisfazioni sui pianeti, stupendo sull’osservazione lunare, ma sul profondo cielo? Malgrado le migliaia di oggetti memorizzati nell’Autostar mi resi conto che la visione non era altrettanto soddisfacente come su Luna e pianeti, oltre al fatto che per alcuni periodi dell’anno, Luna a parte, restavo in un certo senso disoccupato.
Tutt’altra visione mi si presentò guardando all’oculare dell’allora telescopio ammiraglio del circolo, un Dobson Odissy 12.5”, ricordo ancora un M13 da togliere il fiato. Ecco un perché per scegliere un Dobson.
Altri perché?
Ed è da quest’ultimo pensiero che voglio partire con alcune considerazioni basate sulla mia esperienza nell’autocostruzione.
Diametro: quale scegliere?
Un 200mm. per un Dobson è troppo poco. Un 250mm. direi che è la misura minima di partenza, misura che da già buone soddisfazioni oltre a non impegnare troppo il portafoglio.
Un 300mm. diventa un diametro importante, grande luminosità e peso ancora contenuto.
Pensate che già passando ad un 400mm. solo lo specchio pesa 10kg. in più, misure ancora superiori diventano ingestibili per una persona sola limitando a volte le uscite stesse.
Quale materiale costruttivo? Personalmente dopo le mie esperienze consiglio il multistrato di betulla, è molto stabile e si lavora bene. Nella mia prima esperienza, mi riferisco all’Aquarius 03 il cui corpo (ha un diametro di 40 cm.) e il secondario sono in pvc, materiale un po’ pesantuccio, il secondario col tempo ha addirittura mostrato delle deformazioni sotto l’effetto dei tiranti che reggono lo specchio secondario.
La base invece era in tubolari di acciaio, contrariamente alle mie aspettative questa struttura mi ha dato problemi di elasticità ( forse il progetto era da rivedere), però mi sono reso conto di quanto il multistrato scatolato e incollato opportunamente risulti molto più rigido del metallo.
Per i movimenti Azimut/Altezza io dico Teflon, non c’è cuscinetto che tenga il confronto con questo materiale. Il Teflon da scorrevolezza e allo stesso tempo da quel senso di frizione che permette al telescopio di fermarsi appena cessa l’azione di spinta dell’operatore, non risente delle varie temperature e rimane inalterato nel tempo.
Se a questo abbiniamo un adeguato bilanciamento direi che non c’è frizione meccanica che possa competere in rapporto anche alla semplicità costruttiva, il bilanciamento ovviamente si ottiene con i contrappesi. A mio parere le parti più voluminose del telescopio devono risultare più leggere possibili, questo per agevolare le operazioni di carico /scarico, concentrando nel contrappeso la funzione di bilanciamento e stabilità dello strumento.
Applicando questi concetti nel tempo sono riuscito a passare dai 18/20 kg., solo del corpo principale del telescopio, ai 18 kg. dell’intero telescopio, più ovviamente i contrappesi.
Questa è una sintesi della mia esperienza come autocostruttore, molto probabilmente i criteri costruttivi possono essere più o meno condivisi, sicuramente migliorabili, ma questa è proprio la caratteristica del Dobson, dove una volta rispettate alcune regole si può dar sfogo alle più disparate tecniche e fantasie costruttive.
Aquarius
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Aquarius 16"
Aquarius 20"
Ottica Fausto Giacometti
Diametro 505 mm.
Lunghezza focale mm. 2000
F. 4
peso kg. 62.5 (parte più pesante kg.38)
Parti della struttura in multi strato di betulla